Il Ballo degli Spadonari (Bal da Sabre significa Ballo della
Spada) è una rappresentazione coreografica di antichissima origine,
molto probabilmente influenzata dall’invasione saracena e dagli antichi
culti pagani, le figure rappresentate dalla danza sono infatti legate
agli eventi della natura (Sole, Stagioni, Fuoco) e della vita di tutti i
giorni, elementi fondamentali anche in una cultura fortemente radicata
nella cultura montanara delle nostre valli.
Gli Spadonari ballando al ritmo incessante dei tamburi formano con le
spade intrecci diversi, in cui in uno di questi, l’Arlecchino, figura
emblematica che simboleggia l’inverno e il male, viene catturato ma non
sconfitto; liberandosi dalle spade che lo attanagliano alla gola, ci
ricorda che dopo la morte ritorna la vita, la speranza, la primavera.
Per evidenziare la ritrovata libertà, l’Arlecchino viene quindi elevato
sulle spade intrecciate e dopo il breve discorso inizia la seconda parte
del ballo: la Danza delle Cordelle. Qui, attorno ad un palo da cui
pendono nastri multicolore, gli Spadonari intrecciano prima in un senso e
poi nel suo opposto le Cordelle. Le divise indossate portano il
tricolore, questo è dovuto ad un adeguamento imposto nel periodo
fascista e che da allora non è più stato modificato, in origine invece i
pantaloni alla zuava erano color porpora, la camicia azzurro intenso e
le spade erano simili a lunghe sciabole.
Nel 1935, in occasione del Congresso Folkloristico Europeo di Londra, il
gruppo si esibì con grande successo, tanto che sulla via del ritorno
dovettero accettare l’invito a ripetere la rappresentazione alla Corte
di Bruxelles; numerose furono in seguito le esibizioni sul territorio
nazionale ed internazionale, fino ad un periodo di progressiva decadenza
e abbandono che ora noi giovani fenestrellesi abbiamo deciso di
fermare.
Il gruppo femminile
Le origini del costume indossato dalle ragazze risalgono a tempi remoti,
in origine era molto semplice: ampia e lunga gonna, corpetto scuro,
grembiule con tasche, scarpe alte e chiodate e cuffia per tenere
raccolti i capelli.
Questo costume era indossato solo nelle circostanze più solenni: il
giorno delle nozze, la festa patronale, dalle madrine nel giorno del
battesimo e per ultimo sul letto di morte. Con il fiorire dei commerci
tra le popolazioni dei due versanti alpini, gli scialli, le cuffie e i
grembiuli vennero arricchiti dalle cangianti sete di Lione che
costituiscono attualmente il materiale dei nostri costumi.
Il tutto è completato da guanti neri lavorati ai ferri e da una croce
d’oro retta da un nastro di velluto che si porta al collo. Questo
gioiello costituiva un preziosissimo monile, solitamente raffigurante i
gigli, tipico emblema dell’influenza francese su questa zona; un
patrimonio che veniva tradizionalmente ereditato di madre in figlia e
che ora viene indossato in poche occasioni.
Il costume tradizionale attualmente è usato dalle ragazze che
costituiscono il nostro gruppo solo durante le esibizioni coreografiche,
ed in particolare alla festa del paese per la caratteristica
distribuzione del pane benedetto.
Il Gruppo Femminile nasce negli anni 60 un po’ come spalla al “Bal da
Sabre” e vi presenta la Cruenta che è uno dei balli più tipici delle
vallate alpine ed una Mazurca figurata, che di per se non è da
annoverarsi nei balli tipici, ma è appartiene al folklore del paese da
oltre mezzo secolo.
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